Lo Special One mette nel sacco anche il Leverkusen e va a giocarsi l’ennesima finale. Quelle che solitamente non perde. Mai
di Pasquale Zaccaro
2 Campionati di calcio portoghesi, 1 Coppa di Portogallo, 1 Supercoppa di Portogallo, 4 Coppe di Lega inglese, 3 Campionati inglesi, 2 Community Shield, 1 Coppa d’Inghilterra, 1 Supercoppa italiana, 2 Campionati italiani, 1 Coppa Italia, 1 Coppa di Spagna, 1 Campionato spagnolo, 1 Supercoppa di Spagna, 2 Coppa UEFA, 2 Champions League, 1 Conference League. José Mourinho, uno dei manager più vincenti della storia futebol. Le vittorie europee in particolare, ottenute con Club tutt’altro che favoriti e rivelatisi stellari soltanto dopo le imprese portate a termine, sono il marchio distintivo del tecnico di Setúbal. Siamo nel 2023 e José Mourinho andrà a giocarsi, con la sua Roma, l’ennesima finale Europea. Anonimo, più che discutibile come calciatore professionista, lo Special One diventa tale quando inizia a collezionare trofei nelle vesti di allenatore. La capacità di tirare fuori il massimo ed anche di più dalle squadre, il suo essere pragmatico, concreto. Il lavoro fatto sulla testa dei calciatori che “indossano l’armatura” e lottano soprattutto per lui. Il suo essere latino. L’uomo scaltro, estremamente intelligente. L’uomo con la “cazzimma” che mette i suoi sotto una campana di vetro infrangibile e affronta tutto in prima persona, distraendo l’opinione pubblica e aizzando i tifosi ad incitare la squadra ad ogni match come se ogni match fosse una finale. Ottiene il massimo che si può e quando arriva in fondo sbaglia pochissimo. Anzi, sin’ora nessun inciampo. Se arriva alla finale di una competizione o se arriva in fondo ad un campionato a giocarsi la vittoria di uno scudetto diventa insuperabile. Almeno sino ad oggi.

Un allenatore tutt’altro che esteta ma che è amato pressoché trasversalmente per come carica l’ambiente e per come riesce a focalizzare calciatori, società, tifosi sull’obiettivo della vittoria finale. Un tecnico “moderno” se si pensa a quelle che sono le ambizioni delle società e cioè avere le finanze in salute e cercare di vincere sempre qualcosa. Anche ieri, nel penultimo atto della Europa League, José Mourinho, con il suo stile appena descritto, ha concentrato la squadra, l’ha caricata come un vero comandante ed a chiuso le porte della finale al Bayern Leverkusen.
Nella sua apparente spocchia c’è un’intelligenza tecnico tattica estrema. Così come fece nella semifinale di Barcellona tredici anni fa, alla guida della Beneamata, così ha fatto ieri sera. Senza voler per forza cercare il goal della sicurezza, sapendo che avrebbe subìto un assedio da un Leverkusen tutt’altro che imbattibile, si è posizionato a difesa dell’1-0 dell’Olimpico, schierandosi, in sostanza, con un modulo 9 – 1, diventato un muro totale ed invalicabile per il Bayern. Ha tenuto alta la tensione dei suoi dalla panchina ma stando seduto 90 minuti, verosimilmente, avrebbe ottenuto la stessa abnegazione da capitan Pellegrini e compagni. Bove che fa il terzino, Abraham che torna a fare il centrale di difesa. Questa è la forza di José Mourinho. Così nascono le sue imprese. Tutti lo seguono e lui li conduce, quasi sempre, ad una vittoria.

Il portoghese regala un altro sogno, un’altra notte magica al popolo romanista ed agli appassionati di calcio, tutti. Il 31 maggio, a Budapest, sarà Siviglia vs Roma. Gli spagnoli hanno il record di vittorie di questo trofeo ma sino ad oggi non avevano, ancora, dovuto affrontare lo Special One. Sarà ancora Siviglia o sarà Mou come sempre? Lo scopriremo presto ma è certo che la confidenza del tecnico portoghese con le vittorie in Europa sarà il vero muro da provare a superare. Come se la giocherà Mourinho? Grinta, agonismo estremo, psicologia. Lo conosciamo bene. Al Siviglia l’onore e l’onore di provare a sconfiggere “l’Uomo delle Coppe”.