di Simone Gioia
È una giornata triste in casa Ronaldo, probabilmente la più triste da quando il fenomeno portoghese ha messo piede su un campo da calcio. Sì, perché con la sconfitta contro il Marocco ai Quarti di Finale, si chiude definitivamente quella che possiamo definire a chiare lettere come l’era Ronaldo: un’era unica in cui un marziano di nome Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, meglio noto come Cristiano Ronaldo, nato a Funchal il 5 febbraio 1985, ha scritto pagine di storia che resteranno negli annali del calcio. Cristiano Ronaldo è stato l’unico in grado di giganteggiare alla pari del prediletto del mondo del calcio, Leo Messi, e per diversi anni anche superarlo (il triennio delle Champions con Zidane al Real per intenderci). Ma non tutte le storie hanno il lieto fine. Invecchiare fa parte della vita, figuriamoci dello sport. Proprio quello stesso Ronaldo che ha lavorato giorno e notte per arrivare ai livelli di quel fenomeno argentino, sapendo che la Pulce partiva avvantaggiata, poiché in possesso di un dono della natura che si chiama talento. Ma Cristiano ha lottato e ce l’ha fatta: ha vinto Palloni d’oro e Champions, un Europeo e stracciato ogni record; ha trascinato il suo Portogallo sul tetto d’Europa da protagonista; ha riportato il Real a vincere la Champions più di dieci anni dopo e ha vinto ovunque: in Inghilterra, in Spagna, in Italia.
Ma tutto questo è ormai alle spalle, contro il Marocco si giocava l’ultima fiche, la sua chance di poter alzare la Coppa del Mondo: unico trofeo mancante nella bacheca del fenomeno portoghese. Ma è andata male, anche questa volta. Anche quando il tabellone e il destino avevano deciso che Messi e Ronaldo, semmai si fossero sfidati, si sarebbero dovuti sfidare nella finale: nella last dance del calcio. Ma è finita due partite prima, è finita ai Quarti. Con un Ronaldo in lacrime a fine gara. Prima la travagliata annata col Manchester, poi quella pessima quest’anno (la peggiore di sempre), culminata nel peggiore dei modi.
È in atto un lento ma chiaro declino. Anche i più grandi invecchiano, anche i fenomeni dicono basta. Ed è successo anche a Cristiano. Che da domattina si ritroverà davanti ad un bivio, ad una scelta da compiere inevitabilmente: fermarsi e accettare l’offerta araba, per chiudere con leggerezza la sua carriera o provare ad accettare un’altra, nuova e affascinante sfida. Magari in Europa, magari con l’obiettivo di provare ad alzare per l’ultima volta la Champions League; magari per provare a disputare per l’ultima volta un Europeo e perché no, arrivare nel 2026, a 41 anni, a giocarsi ancora una volta il Mondiale. A vedere com’è finita contro il Marocco la risposta sembra scontata, ma non per lui: non quando si parla di Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, perché con lui nulla è scontato.