di Simone Gioia
La presidente di Fratelli d’Italia si avvia ad essere la prima donna premier del nostro Paese. Debacle della Lega, crollo del PD, rimonta del Movimento 5 Stelle. Il Terzo Polo non sfonda
La vincitrice
È finita com’era ampiamente prevedibile: ha vinto Giorgia Meloni, ma non il centrodestra. Fratelli d’Italia per la prima volta è il primo partito del Paese. Confermati i sondaggi di questi mesi che davano la forza politica di Giorgia Meloni sopra tutti. Ora toccherà a lei guidare l’Italia nella fase probabilmente più drammatica della storia del nostro Paese: sarà all’altezza? Il tempo darà le opportune risposte.

Enrico e Matteo: i grandi sconfitti
Per una Meloni che vince, ci sono un Salvini e un Letta che perdono: il primo, dimezza i consensi rispetto al marzo del 2018, passando dal 17,4 all’8,78%; il secondo supera di poco il 19 alla Camera, mentre scende di poco sotto il 19 al Senato. Numeri, quelli dei dem, che confermano quanto accaduto già una legislatura fa, quando allora il segretario era Matteo Renzi: un crollo verticale, che porterà – come annunciato dallo stesso Letta in conferenza stampa – ad un congresso, per poi arrivare ad una nuova segretaria, alla quale l’attuale segretario Pd non prenderà parte. È evidente che l’agenda Draghi non ha pagato. È altrettanto evidente che la campagna elettorale basata sul “Scegli. O noi o loro” portata avanti da Enrico Letta si è rivelata un flop totale. E il Partito Democratico, esattamente come nel marzo 2018, si appresta a congedare l’ennesimo segretario. È arrivata l’ora della fine o l’ora di un nuovo inizio? Il congresso, in teoria, servirà a dare proprio queste risposte.

Silvio l’immortale
Mai dare per morto Silvio Berlusconi: i consensi, rispetto ad una legislatura fa, sono dimezzati, ma ci sono ancora oltre 2 milioni di italiani che credono – a torto o a ragione – nel presidente di Forza Italia, che chiude la partita elettorale poco sopra l’8, a pochissimi voti di distanza dalla Lega di Matteo Salvini. Chi l’avrebbe detto? Ora a Berlusconi tocca il compito politico più delicato: mantenere il filo diretto con l’Europa del governo Meloni che verrà. Impresa ardua ma imprescindibile per il Cavaliere.

Il flop di Matteo
Matteo Salvini alla vigilia delle elezioni parlava di “governo Salvini”, ma è finita con una Lega triplicata da Giorgia Meloni, sotto il 10% e con un crollo nelle storiche roccaforti padane. In conferenza stampa il segretario del Carroccio si è limitato a dire “Siamo delusi dai dati”. E per ora, nonostante il consiglio federale convocato per domani, l’ex Ministro degli Interni si sente saldo in sella. Ma sarà davvero così? La sconfitta è troppo grande per far finta che nulla sia successo.

La rimonta dell’Avvocato del Popolo
I 5 Stelle rimontano clamorosamente e si attestano sul 15,5%: un successone se pensiamo che soltanto poco più di un mese fa erano dati sotto le due cifre. Un risultato che porta un nome ed un cognome: Giuseppe Conte. L’ex avvocato del popolo è stato indubbiamente il leader politico più scaltro di questa tornata elettorale, ha incentrato tutta la sua campagna elettorale su pochi punti programmatici ma fondamentali: 1) reddito di cittadinanza; 2) si è posto come l’unica forza politica progressista; 3) ha attaccato Draghi e il suo governo, come se mai ne avesse fatto parte. La sua strategia elettorale ha pagato, ma per onestà intellettuale non si può non ricordare che soltanto quattro anni e mezzo fa il Movimento 5 Stelle prendeva quasi il 33%, oggi i consensi sono abbondantemente dimezzati. E non è poco. Ma questo risultato conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogna, quanto volubile sia il nostro elettorato: ieri Conte, prima Salvini, prima ancora Renzi, oggi Meloni: tutto cambia e in poco tempo. Sarà importante ora capire cosa accadrà nei prossimi mesi tra i 5 Stelle e il Partito Democratico: nemici o amici? Ad oggi, il gelo permane.

Mission fallita
Il Terzo Polo debutta con un ottimo risultato, attestandosi intorno al 7,78%, ma fallisce la vera mission elettorale (per stessa ammissione del suo leader Calenda): doveva arginare Meloni, è finita con il Terzo Polo che Terzo Polo più non è. Calenda si è caricato l’onere di guidare l’alleanza durante tutta la campagna elettorale e lo stesso Calenda, senza troppi giri di parole, ci ha messo la faccia in conferenza stampa per trarre delle conclusioni evidentemente amare. Il Terzo Polo è stato soltanto un esperimento elettorale o diventerà qualcosa di più solido nel corso del tempo? A proposito, ma Renzi che fine ha fatto? Tutto tace. E questo, forse, deve far riflettere.

La sorpresa
Verdi e Sinistra Italiana debuttano superando la soglia di sbarramento fissata al 3% dall’attuale legge elettorale raggiungendo un dignitosissimo 3,6% alla Camera, che equivale ad un milione di voti. Sono stati l’unica nota positiva di un’alleanza che ha visto perdere tutti, eccetto proprio i due leader: Fratoianni e Bonelli. Importante sarà capire ora cosa faranno e come si muoveranno all’interno del centrosinistra, ma meritano un plauso.

Suicidi e capolavori
Veniamo, infine, ai due grandi sconfitti del centrosinistra: Luigi Di Maio ed Emma Bonino. L’ex leader del Movimento 5 Stelle ha sfidato Giuseppe Conte, ha sbattuto la porta in faccia al Movimento per abbracciare Bruno Tabacci, ma è finita in maniera tragica: fuori, clamorosamente, dal Parlamento. Complimenti al Ministro degli Esteri per un capolavoro politico che ha pochi eguali nella storia recente della politica italiana. E poi Emma Bonino, la storica radicale che ha strappato con Carlo Calenda per perseguire l’alleanza con il Partito Democratico di Enrico Letta. L’ex segretaria di +Europa perde il testa a testa con la candidata di centrodestra Mennuni nel collegio Lazio U02 per il Senato, lo stesso di un altro sconfitto: Carlo Calenda. Per Bonino è arrivata davvero la fine della sua esperienza politica?

