Ad ogni decreto la storia ormai si ripete, dalle parti del governo la comunicazione latita
di Simone Gioia e Iacopo Fiorinelli
Non è la prima volta che accade e neanche l’ultima, ormai sta diventando prassi a Palazzo Chigi: ad ogni fine Consiglio dei ministri, dopo aver varato un nuovo decreto il Presidente del Consiglio Mario Draghi decide puntualmente di non comunicare nulla sulle scelte prese, non mettendoci la faccia. Nessuna conferenza, nessuna intervista, nessun video di spiegazione. Spetta infatti ai soli ministri interessati – ieri è toccato a Speranza, Brunetta e Bianchi – rilasciare qualche dichiarazione qua e là all’uscita di Palazzo Chigi ai microfoni dei giornalisti presenti, senza attuare un preciso metodo.

Va detto che Mario Draghi ad inizio mandato aveva specificato che avrebbe comunicato poco, soltanto nei momenti decisivi. Ma l’anomalia sta proprio in questo: va bene non rilasciare mai interviste a giornali e tv (legittimo) ma perché non metterci la faccia in un momento così drammatico, indicendo una conferenza stampa di spiegazione?
Il suo predecessore, Giuseppe Conte, è stato pesantemente criticato per gli orari improponibili delle sue dirette (anche alle 23 di sera delle volte) oltre che per un’improvvisazione nella comunicazione della conferenza stampa stessa, ma non c’è stata una sola volta che l’ex Premier non abbia comunicato le decisioni prese, specialmente durante lo “stato di emergenza”. E appare strano oltre che incomprensibile, che quella stessa stampa che faceva – giustamente – le pulci al Premier Conte oggi sia silente, semplicemente perché a presiedere questo governo c’è Mario Draghi. L’attuale inquilino di Palazzo Chigi non può (e non deve) essere immune ad ogni tipo di critica solamente in virtù del suo status. Si tratterebbe di una mancanza di rispetto nei confronti di milioni di cittadini che, da ormai un mese, sono più confusi che mai. Da quando l’attuale maggioranza di governo ha iniziato a rincorrere Omicron, la comunicazione di Palazzo Chigi è andata letteralmente in tilt.
Non si vuole giudicare in questa sede la bontà delle misure adottate e nemmeno l’autorevolezza del Presidente del Consiglio. Si vuole, invece, denunciare la pericolosa tendenza di Palazzo Chigi a sottrarsi dal dovere morale di spiegare le proprie scelte e, soprattutto, l’accettazione passiva di questa tendenza da parte della grande maggioranza degli organi di stampa. Sottrarsi al giudizio critico in nome delle proprie idee, impedirà in futuro di avere credibilità nell’esprimere disappunto verso pratiche deplorevoli adottate da figure istituzionali lontane da quelle stesse idee.