La elezioni hanno sancito la vittoria dei socialdemocratici, ma la composizione del nuovo Governo non è affatto scontata: Verdi e liberali saranno l’ago della bilancia
di Iacopo Fiorinelli
Dopo 16 anni di cancelleria, si chiude l’era Merkel in Germania. Un’intera generazione di ragazzi tedeschi è nata e cresciuta con la «Mutti», una statista che ha saputo guidare la Germania (e in parte l’Europa) con lucidità, superando momenti di grave crisi economica, sociale e sanitaria.

Per la Germania, però, è arrivato il momento di voltare pagina. Nelle attesissime elezioni di domenica 26 settembre la Cdu-Csu, il partito di Angela Merkel, guidato ora da Armin Laschet, è crollato di 9 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2017 e ha registrato un misero 24,1 % dei voti. A vincere le elezioni sono stati, invece, i socialdemocratici (Spd), guidati da Olaf Scholz, che hanno ottenuto il 25,8% dei voti. Mai prima d’ora in Germania un partito vincitore di un’elezione nazionale aveva preso meno del 31% dei voti. Per questo motivo, come ampiamente previsto dagli analisti alla vigilia delle elezioni, per la prima volta la Germania si avvia verso la creazione di una coalizione di governo composta da almeno tre partiti. Entrambi i principali partiti tedeschi, Spd e Cdu-Csu, protagonisti negli anni passati della cosiddetta große Koalition (grande coalizione), infatti, hanno ribadito a più riprese durante la campagna elettotorale che non intendono allearsi nuovamente, aprendo ad una nuova formazione di governo. In questo scenario giocheranno un ruolo di primo piano i Verdi e i liberali dell’FDP, che hanno ottenuto rispettivamente il 14,8 e l’11,5% dei voti. Resteranno marginali, invece, gli estremisti di destra e sinistra. Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) ha ottenuto il 10,3% dei voti, registrando un calo rispetto al 12,6% del 2017, ma rimanendo comunque il secondo partito nei Länder che una volta componevano la Germania dell’Est (DDR). Sconfitta netta, invece, per il partito di sinistra Die Linke (4,9%), che riesce ad entrare al Bundestag solo grazie alle vittorie in tre collegi uninominali che gli consentono di superare la soglia di sbarramento al 5%.
Non è chiaro se e con chi decideranno di allearsi Verdi e FDP, che sono corteggiati sia dalla SPD che dalla CDU. Escludendo l’improbabile scenario di un’altra große Koalition tra SPD e CDU, si avrà un nuovo Governo solamente quando Verdi e liberali raggiungeranno un accordo con i socialdemocratici o con i conservatori, così da superare la soglia della maggioranza assoluta di 368 seggi. Fino a quel momento, l’unica certezza resterà, ancora una volta, Angela Merkel, che manterrà il ruolo di Cancelliera fino al giuramento del suo successore, che secondo diversi esperti potrebbe non arrivare prima della fine dell’anno.
Il leader dell’FDP, Christian Lindner, ha lasciato intendere che il suo partito e i Verdi potrebbero consultarsi tra di loro prima di capire «quello che verrà dopo». La leader dei Verdi, Annalena Baerbock, non ha smentito nè confermato questa possibilità. I due partiti, però, pur avendo una base elettorale abbastanza simile (composta prevalentemente da persone giovani, residenti in grandi città e con un alto grado di istruzione), presentano alcune notevoli differenze di programma. Entrambi i partiti hanno idee progressiste sui diritti umani e la parità di genere, ma esprimono posizioni diverse sulle politiche economiche, in particolare per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico. L’FDP è il partito tedesco con obiettivi meno ambiziosi sulla lotta agli effetti del riscaldamento globale. I Verdi, al contrario, puntano a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2041 e auspicano di far cessare le attività di estrazione delle miniere di carbone entro il 2030. Inoltre, i Verdi hanno proposto misure a favore di una maggiore equità sociale, mentre l’FDP, di orientamento neoliberale, è storicamente contrario all’aumento delle tasse per i più ricchi, obiettivo che invece i Verdi condividono con l’SPD. Si deve segnalare, però, che nel tempo i Verdi sono diventati i più centristi tra i partiti di centrosinistra in Germania e questo potrebbe agevolare eventuali negoziati con l’FDP.
La coalizione ad oggi più probabile è quella tra socialdemocratici, Verdi e liberali. Olaf Scholz gode, infatti, di una discreta popolarità nel Paese e, dopo anni di insuccessi elettorali dei socialdemocratici, è riuscito a riportare l’SPD in cima alle preferenze degli elettori. Scholz può contare, quindi, su un mandato elettorale abbastanza forte, a differenza del suo avversario, Armin Laschet, che ha guidato la CDU-CSU a uno dei peggiori risultati della sua storia. Inoltre, fra i partiti principali, SPD, Verdi e FDP sono i soli ad aver incrementato i consensi rispetto alle elezioni del 2017 e questo attribuirebbe a una coalizione di governo formata da questi partiti una maggior legittimazione.
Al momento invece sembra estremamente improbabile che si formi nuovamente una große Koalition tra SPD e CDU, che ha governato la Germania in 12 degli ultimi 16 anni, dato che entrambi i partiti hanno più volte affermato chiaramente che non intendono formare nuovamente un governo di coalizione insieme.
Le proposte della SPD di Scholz sono incentrate in particolare sulle politiche sociali: lavoro, case, famiglia e pensioni. Due delle battaglie di Scholz sono quelle per l’aumento del salario minimo orario da 9,60 euro a 12 euro e l’aumento delle tasse sui redditi più alti per finanziare politiche di transizione ambientale. Pur non volendo allearsi con la CDU, il suo pragmatismo ha fatto sì che molti elettori tedeschi vedano in lui il successore naturale di Angela Merkel.
Laschet, invece, ha sempre mostrato grande interesse per la questione migratoria, appoggiando pubblicamente la politica di apertura di Merkel durante la crisi siriana. Il leader della CDU ha condiviso con la Cancelliera anche l’apertura alla cooperazione con la Cina. Inoltre, i conservatori spingono per adottare politiche ambientali più sostenibili e per rafforzare l’integrazione tra i Paesi dell’Unione Europea.
Aspettando di conoscere chi guiderà il prossimo Governo tedesco e con quale maggioranza parlamentare, è possibile trarre un primo risultato: qualunque maggioranza emerga dai negoziati, il prossimo esecutivo tedesco sarà certamente europeista. A differenza di quanto avviene in Italia e in Francia, dunque, i partiti populisti e di estrema destra in Germania rimangono ancora una volta confinati ad un ruolo assolutamente marginale.