Speciale Euro 2020 – Da Bogliasco a Wembley passando per Marassi e Coverciano, un pezzo di Azzurro veste blucerchiato

Trent’anni dopo, i gemelli del gol, tornano a farci innamorare del pallone

di Pasquale Zaccaro

Roberto Mancini, Gianluca Vialli, Attilio Lombardo, Giulio Nuciari. Un pezzo di quella bellissima Sampdoria che nel 1991 fece diventare tutti noi, appassionati di calcio e non, un po’ blucerchiati. Un pezzo di quel capolavoro costruito dal Presidente Paolo Mantovani, al quale il nostro CT ha rivolto una dedica dopo la vittoria finale, è stato anima e cuore di questa impresa.

Mancini, Boskov e Vialli ai tempi della Sampdoria

Un’impresa voluta e cercata con il talento, con la competenza, con la voglia di vincere di un Roberto Mancini che abbiamo visto esplodere di gioia dopo tre anni a testa bassa, a lavorare in maniera minuziosa sui particolari. Dopo aver cambiato verso al modo di giocare ed alla mentalità che avevano segnato il carattere azzurro sino al 2018. E’ ripartito da lì il Mancio, da quel gruppo di collaboratori con cui aveva condiviso diverse vittorie e con cui, di certo, ha percorso e sta percorrendo un lungo tratto di amicizia, anche fuori dal contesto professionale. Un tipo spigoloso Roberto, con un caratterino tosto, convinto del proprio lavoro e con un cuore enorme. Ha preso un pezzo del suo passato sportivo, gli ha chiesto una collaborazione ottenuta probabilmente con entusiasmo, ed ha iniziato a costruire il cambiamento. Un cambiamento che ha portato subito un trofeo nella bacheca azzurra. Nel 1991 una squadra forte ma sulla carta non superiore alle big del campionato riuscì a diventare un gruppo compatto e convinto di poter fare l’impresa. Sotto la guida di Vujadin Boskov quei ragazzi scrissero la storia della Samp, al suo primo Scudetto, e del calcio italiano. Mancini, Vialli, Lombardo, Nuciari ma anche Pagliuca, Mannini, Lanna, Dossena, Pari, Katanec e Cerezo. Calciatori veri che il Presidente-padre Paolo Mantovani non volle mai cedere, sino all’impresa tricolore. Ed aveva ragione. Un gruppo giovane, sicuramente non galattico, che seppe dare un senso al gioco più bello del mondo togliendo la vittoria finale dalle solite piazze. Una squadra, quella, che vinse diversi trofei in Italia ed in Europa arrivando, anche, in finale di Coppa dei Campioni, come si chiamava prima. Purtroppo in quella finale, nel vecchio “Wembley”, ci arrivò anche il Barcellona, di “Rambo” Koeman ma soprattutto di Johan Cruiff, che non diede scampo ad una pur combattiva e meritevole Samp.

Il gol di Ronald Koeman in Finale di Coppa Campioni contro la Sampdoria (stagione 1991-1992)

Un mix di ricordi ed emozioni per chi come il sottoscritto in quegli anni era un ragazzino che viveva il calcio come la passione delle passioni. La fonte da cui ossigenarsi. Il motivo predominante per aspettare l’arrivo della domenica. Senza cadere in insensate e forse anacronistiche nostalgie, qualcosa di quel calcio, oggi, sarebbe affascinante da rivedere. O forse va bene così. Ma quella della nostalgia, si sa, è la storia più classica ed infinita che esista. Perciò basterebbe calmierare alcuni eccessi per non far disinnamorare chi di questo sport ha fatto una passione. Tornando, dunque, allo spirito con cui quella Samp, nel 1991, fece divertire tutti gli appassionati, possiamo fare un parallelo con il presente azzurro.

La Sampdoria dello scudetto e dei record, targata 1990-1991

Proprio con questo spirito il nostro staff ha affrontato questo Europeo. Nessun fuoriclasse, nessun nome roboante (non che ce ne siano a disposizione al momento) ma il gruppo. Un gruppo che come quella Samp meravigliosa ha acquisito consapevolezza partita dopo partita, vittoria dopo vittoria. Non ci davano un euro (anzi, uno scellino!). C’erano la Francia, la Germania, il Belgio, la Spagna, l’Inghilterra. Ed invece abbiamo vinto noi. Come raccontato da Florenzi, la spinta maggiore a questa Nazionale è arrivata da quel Gianluca Vialli che solo fino a poco tempo fa non guardava oltre la giornata che stava affrontando. Quel Gianluca Vialli che ha trovato la forza di trasmettere vicinanza, fiducia, grinta ad un gruppo di “ragazzi normali” che hanno giocato un Europeo senza aspettative di vittoria da parte dell’opinione pubblica che spesso, molto spesso, sbaglia. E’ sceso in campo Vialli, si è allenato con i ragazzi, li ha motivati, ha sostenuto il Mancio fino alla fine.

La Nazionale Italiana scesa in campo all’esordio ad Euro 2020 contro la Turchia

Non solo gli ex doriani, però, erano e sono in questo staff. Mancini si è potuto avvalere della preziosa collaborazione di Gabriele Oriali, Daniele De Rossi, Alberico Evani, Fausto Salsano, Massimo Battara e tutti i collaboratori tecnici e medici che hanno permesso agli azzurri di arrivare in fondo a questa splendida avventura in maniera strepitosa.

L’abbraccio tra il Mancio e Gianluca Vialli, subito dopo la vittoria degli Europei

In quella Samp del ‘91 Mancini faceva gli assist per Vialli, anche quando si trovava davanti alla porta sguarnita. Stavolta gli assist sono arrivati da Gianluca per Roberto, che con la sua eleganza l’ha messa lì, nella bacheca dei trofei azzurri. E lo ha fatto con la naturalezza che soltanto i fuoriclasse hanno. Loro i top player dell’Italia. Loro i campioni di una vittoria sorprendente.

Roberto Mancini e Gianluca Vialli ai tempi della Sampdoria

Chi ha potuto ammirare, invece, i calciatori prima ed i manager poi non può far altro che constatare come il talento sia importante ma soprattutto come sia essenziale fare squadra per completarsi. Senza le reti di Vialli nessuno ricorderebbe gli assist del Mancio. Senza gli assist del Mancio nessuno ricorderebbe le reti di Vialli. A noi tifosi e simpatizzanti di tutte le età non resta che ringraziare questa meravigliosa nazionale. Questo straordinario staff. Adesso tutti al lavoro per affrontare, con la stessa mentalità vincente, le prossime sfide, non solo sportive.

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